L’arte di non stirare

Se Carrie in Sex and the City usava il forno come compendio dell’armadio, io, se avessi spazio, userei l’asse da stiro come scrivania per il PC. Almeno uscirebbe dell’anta dell’armadio dove l’ho segregata da due anni.

In fondo in fondo lo sapevo che non l’avrei mai usata, ma quando mia mamma me l’ha regalata, bella in legno della famosa marca che fa accessori per la casa, mi sono fatta abbindolare, invaghita dalla immagine di me rilassata che stiravo sorridente nella mia nuova casa al 5°piano.

Io che sorrido mentre Non stiro

E invece è rimasta lì. Sola. Abbandonata accanto al ferro da stiro cordless e lo stiratore verticale. Monito della mia totale incapacità a compiere un gesto che richieda tanta pazienza e precisione come stirare.

Ricordo ancora la faccia di Matteo quando vide la mia valigia per la prima volta, i vestiti inseriti in modo casuale, ammucchiati era forse il termine più adatto.

Ricordo la mia faccia quando vidi la sua di valigia al ritorno da un viaggio, precisa come quando era arrivato, con i vestiti perfettamente imbustati.

Ricordo ancora la faccia del babbo di Matteo quando davanti alla domanda su quando avrei iniziato a stirare le Polo a suo figlio, risposi in modo poco ambiguo:

Mai! Perché dovrei farlo io?

Ci vuole perseveranza nel non stirare, ci vuole tecnica nello sbattere i vestiti sullo stendino e una buona dose di speranza nel credere che questo basti a dare una piega.

Perseveranza, tecnica e speranza: ci vogliono tante doti per l’arte del Non stirare

Piccole Costolette crescono

Non poteva essere altrimenti in effetti. Da brava toscana la vorace Emma Sveva ha perso e infine ingoiato il suo primo dentino mentre addentava una costoletta di maiale – costoliccio in questa parte di mondo.

Il primo dentino è così caduto, lasciando una tenerissima fessura tra i denti davanti che, ogni tanto, le fa emettere un sibilo.

La mia Costoletta sta crescendo e io, ero così tanto concentrata ad etichettare gomme, lapis e materiale vario per il primo giorno di scuola elementare, che lo stavo dando per scontato.

Citando un mio vecchio articolo Quando settembre era un inizio questo 15 settembre sarà davvero il suo inizio.

La prima campanella, il primo zaino pesante, la prima compagna di banco, la prima ricreazione. Tante prime cose che poi negli anni diventeranno la sua normalità, ma che domani avranno l’indimenticabile sapore di nuovo e di eccitante.

Mi ricordo ancora il mio primo giorno di scuola – di X anni fa – accerchiata da bambini che piangevano, tutti in fila davanti alla scalinata della scuola. Non avevo paura con il mio zaino delle Barbie sulle spalle, ma potevo toccare con mano quella sensazione di impaziente curiosità, per me il primo giorno è stato un bellissimo salto nel buio, l’inizio del mio percorso scolastico che mi ha regalato, non senza fatica, tante gratificazioni.

Con il mio succo di frutta e la Kinder fetta al latte ero pronta a conoscere il mondo e ad imparare finalmente a leggere e a scrivere, l’inizio di una delle mie più grandi passioni.

Domenica quando Emma ha perso il primo dente gli ho promesso che gli avrei scritto un articolo per ricordare il momento, in realtà le dedico questo post non per quel dentino perso, ma per per il suo prossimo traguardo raggiunto, quei primi passi con lo zaino sulle spalle verso la sua classe. Classe che, visto gli 11 libri, i 7 quaderni e i 2 astucci, mi auguro sia al pian terreno.

Buon primo Inizio Costoletta Emma Sveva sdentata, ricordati di respirare mentre addenti il mondo.

Iniziamo con sobrietà

I used to love..

Non so bene come, ma è successo: sono diventata una persona che odia il giorno del suo compleanno o meglio vorrebbe ignorarlo o meglio vorrebbe che il mondo lo ignorasse.

Come sono passata dalla modalità “Birthday Girl” a “spero che passino veloci queste 24 h” davvero non lo so. Per anni ho aspettato con ansia il 7 settembre sul calendario.

La mia data preferita, quasi apotropaica. Il giorno perfetto per vestirsi strana e per essere al centro dell’attenzione del mio piccolo mondo.

Non so se è la paura di invecchiare o un rigurgito di sobrietà, ma da qualche anno troppa attenzione mi genera un certo fastidio, quasi disagio.

Adoravo per il mio compleanno vedere tutte le mie amiche e costringerle a vestirsi in modo assurdo per seguire i temi delle mie feste, adoravo aspettare la mezzanotte solo per indovinare chi mi avrebbe fatto gli auguri per primo, adoravo progettare vacanze al mare per festeggiare simil abbronzata, adoravo concedermi piccoli regali e dolci deroghe alla mia ferrea routine. La Sacher Torte in primis.

Adoravo avere tutte le mie persone preferite vicino e adoravo per un giorno non pensare ad altro che alla mia acconciatura e al vestito da indossare sulle mie scarpine argento o quale castello impervio slash torre medievale Matteo mi avrebbe fatto visitare, non curante delle mie vertigini.

Adoravo il mio compleanno. Adoravo, io che non amo le sorprese, sorprendere me stessa per un giorno.

Stamani ho adorato il mio caffè e sto adorando questo silenzio mattutino che i pargoli mi stanno regalando. Adoro i pochi, ma sinceri auguri arrivati puntuali per la colazione e cercherò di regalarmi qualcosa di speciale che sia un bagel con il salmone o la cosa più cioccolatosa che riesco a+ salvare dalle grinfie di Emma Sveva, degna figlia di sua madre con il fiuto più potente del mondo.

Contenta di aver avuto la possibilità di oscurare la data del compleanno dai social, devo però ringraziare il mondo virtuale che mi ha profilato negli anni e mi fa rivivere alcuni dei miei giorni speciali.