Un mantra per amico

Non sono una persona religiosa, non sono una persona spirituale, “cinica” e “scettica” sono le parole con le quali mi sento più spesso appellare quando si parla di certi temi, “pragmatica” è la parola con cui preferisco appellarmi IO.

Un anno di restrizioni hanno messo a dura prova anche il mio estremo pragmatismo e il radicato fatalismo del mio Uomo in Grigio: il rispetto delle norme, la pazienza, l’attesa, il quotidiano sempre in bilico tra chiusure e quarantene forzate sembra non finire e a un anno di distanza dal Lockdown tutto sembra tornato al punto di partenza.

Il mio conforto come sempre viene dalle piccole cose quotidiane: la colazione silenziosa del mattino, il lavoro che pur sempre precario, ma c’è, dalla casinista che scorrazza per casa, dagli affetti reali e virtuali, dalle mie lezioni di storia, impartite e seguite, dal latino e dal passato che mi ricorda che dopotutto abbiamo superato millenni di battaglie e di epidemie.

La mancanza di fede in qualcosa di più grande non mi pesa, non sento il bisogno di affidarmi all’altrui saggezza o all’altrui compassione, vivo e mi comporto seguendo i dettami del mio Io interiore e cerco di coniugarli con quelli della Società, non acriticamente.

Siamo animali sociali per Aristotele, totalmente incapaci di vivere lontano dagli altri, ma in questa situazione di crisi quello che talvolta più prevale è il Me contro Te, e non intendo il format che spopola tra i ragazzini, ma l‘homo homini lupus.

Come dicevo non sono una persona religiosa, ma ho un MANTRA personale che seguo in maniera quasi maniacale NON FARE MAI AGLI ALTRI QUELLO CHE NON VORRESTI CHE FOSSE FATTO A TE e questo Mantra, quest’Etica della Reciprocità è presente nelle maggior parte delle religioni, delle filosofie e delle diverse correnti spirituali.

E’ l’etica a cui dobbiamo appellarci se vogliamo uscire da questa PAUSA e uscirne insieme

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Un martedì normale

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Alle 8.20 di un normalissimo martedì mattina in zona arancione esco di casa per portare la “Piccola Peste” all’asilo e dirigermi così verso il primo luogo di lavoro della giornata.

Un martedì mattina qualunque dove l’evento più epocale che può attendermi è trovare parcheggio al primo tentativo. Dal volume basso della mia radio fa un timido capolino una melodia familiare, confusa tra le lamentele della Piccola Peste che non vuole andare a scuola e il rumore delle macchine per la strada.


All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio blah blah
Radio, what’s new?
Someone still loves you

Alzo di scatto il volume e parte Radio Ga – Ga dei Queen ed è subito adolescenza, ed è subito ballo scatenato in camera con le cuffie, ed è subito cantare a squarciagola in macchina prima di entrare in disco.

Tutto scompare, il Covid scompare, i miei 35 anni pure, il traffico che rallenta la mia corsa e prolunga la canzone diventa un caro alleato e la Piccola Peste ride e saltella sorpresa di “vedere” la mamma, la vera mamma, non quella nervosa e frenetica del quotidiano, ma lo spirito libero sotto il fondotinta e la mascherina.

Anche lei entra all’asilo contenta e io riparto.

Grazie Queen, Grazie Freddy per questo inizio strepitoso di un martedì normale in zona arancione