Sapevo che la tentazione sarebbe stata troppo forte. Averla in casa, vederla tutti i giorni e fare finta di niente era una sfida troppo grande.
Sapevo che una volta provata probabilmente non sarei più riuscita a fare a meno della sua sensazione di affettuoso calore, fondamentale per affrontare il freddo inverno.
Una dolce melodia che accompagna le serate, un richiamo troppo allettante, il canto soave delle sirene impossibile da ignorare.
In una fredda giornata di pioggia ho ceduto alle mie ritrosie, sentivo la voce lontana di mia mamma che mi intimava di non compiere tale gesto, lei tradizionalista fino alla fine, ma la curiosità e il freddo hanno avuto la meglio sul mio dito.
Alea iacta est.
Non era più possibile tornare indietro.
Il ciclo di 3 ore di asciugatura profonda era oramai partito, avevo intenzionalmente acceso l’asciugatrice e ipnotizzata vedevo girare soffici i vestiti nell’oblo’.
Ancora poco convinta sento la canzoncina dolcissima del fine ciclo, non il suono meccanico e fastidioso della lavastoviglie che ti trapana il cervello fino a che non la spegni, ma una simpatica musichetta che mette allegria.
Non l’ho detto subito alla mamma, lei mi avrebbe detto di aspettare una bella giornata di sole per stendere all’aria, io dal 5° piano quel giorno vedevo solo grigio e si, ho venduto la mia anima per un’asciugatura automatica.
Quando mi stavo già dimenticando la colpa commessa e intravedevo qualche raggio di sole 🌞 così da far contenta la mamma, Facebook mi ha ricordato la macchia indelebile sul mio dito.

Speriamo non lo dicano alla mamma!