Ho venduto la mia anima

Sapevo che la tentazione sarebbe stata troppo forte. Averla in casa, vederla tutti i giorni e fare finta di niente era una sfida troppo grande.

Sapevo che una volta provata probabilmente non sarei più riuscita a fare a meno della sua sensazione di affettuoso calore, fondamentale per affrontare il freddo inverno.

Una dolce melodia che accompagna le serate, un richiamo troppo allettante, il canto soave delle sirene impossibile da ignorare.

In una fredda giornata di pioggia ho ceduto alle mie ritrosie, sentivo la voce lontana di mia mamma che mi intimava di non compiere tale gesto, lei tradizionalista fino alla fine, ma la curiosità e il freddo hanno avuto la meglio sul mio dito.

Alea iacta est.

Non era più possibile tornare indietro.

Il ciclo di 3 ore di asciugatura profonda era oramai partito, avevo intenzionalmente acceso l’asciugatrice e ipnotizzata vedevo girare soffici i vestiti nell’oblo’.

Ancora poco convinta sento la canzoncina dolcissima del fine ciclo, non il suono meccanico e fastidioso della lavastoviglie che ti trapana il cervello fino a che non la spegni, ma una simpatica musichetta che mette allegria.

Non l’ho detto subito alla mamma, lei mi avrebbe detto di aspettare una bella giornata di sole per stendere all’aria, io dal 5° piano quel giorno vedevo solo grigio e si, ho venduto la mia anima per un’asciugatura automatica.

Quando mi stavo già dimenticando la colpa commessa e intravedevo qualche raggio di sole 🌞 così da far contenta la mamma, Facebook mi ha ricordato la macchia indelebile sul mio dito.

Speriamo non lo dicano alla mamma!

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Credere nel meraviglioso

Ho la casa invasa dagli unicorni. Sfacciati, vistosi, glitterati e decisamente ingombranti. Mangiano a tavola con noi, dormono nel nostro letto, si depositano su mobili e spuntano da sotto il divano. Varie forme e diverse fatture, ma mai sobri.

Quando Emma Sveva la regina della sobrietà mi ha chiesto per il suo compleanno una festa unicorno con relativa torta in tema ho avuto un leggero tentennamento sulla reale messa in pratica della sua idea malsana, dubbio risolto egregiamente da Pinterest.

Era solo questione di tempo che la figlia si allineasse alla mamma nel progettare feste a tema.

Dalla festa stile crociera anni’50 al mondo fatato degli unicorni il passo è stato breve.

Inoltre dovevo a tutti i costi confutare la maestra che gli aveva rivelato la non esistenza degli unicorni, facendole maledire il mondo a suo dire troppo noioso.

Se posso stipulare un mutuo ventennale e acquistare scarpe per i prossimi 100 anni posso anche credere negli unicorni.

Chi siamo NOI per dire ai bambini in cosa possono credere e in cosa no, per noi è finzione, per loro è semplicemte meraviglioso.

Unicorno dal latino “unicornis” facilmente traducibile in “un solo corno” e’ un animale leggendario presente in moltissime culture e religioni, simbolo di eleganza e purezza, oggetto di una vera e propria ossessione e caccia all’unicorno fino a tutto il Rinascimento

Hanno elefanti selvaggi e unicorni non meno grossi degli elefanti che nel pelame somigliano ai bufali e nelle zampe agli elefanti. L’unicorno ha poi un corno in fronte molto grosso e nero; e vi dirò che egli non si difende con quel corno ma si serve della lingua tutta spinosa e dei ginocchi. La sua testa somiglia a quella del porco selvatico e la porta sempre chinata in basso; ama molto restare tra la melma e il fango; è molto brutto da vedersi e non somiglia affatto all’idea che ne abbiamo noi, né a ciò che diciamo quando lo descriviamo come un animale che si lascia prendere in braccio da una vergine; è proprio l’opposto”. 

Da “Il Milione” di Marco Polo

Marco Polo in uno dei suoi viaggi in Asia vide e descrisse l’unicorno. Creatura decisamente diversa dall’immagine delicata che la cultura dell’epoca ne dava, meno aggraziato, somigliante a un maiale, ma pur sempre un unicorno. Marco Polo si era imbattuto in un rinoceronte e credeva di aver visto il famoso animale mitologico.

Chi siamo noi per dire a Marco Polo che aveva sbagliato animale? E’ un Uni-corno in senso lato pure il rinoceronte. L’altro corno fa solo di contorno al primo.

Piu unicorni per tutti. Nelle torte, a tavola, nei sogni e nella realtà, perché sognare di volare sulle nuvole a cavalcioni di un animale fatato è il più bel regalo di compleanno che Emma Sveva possa mai ricevere.

 

 

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