E poi ti svegli con il profumo del vino e del burro, con il volo delle cicogne intente a nidificare sopra i comignoli, con le case a graticcio dal tetto a spiovente, con il sale grosso sopra i Pretzel e la friabilita’dei Macaron di cui finalmente dopo anni capisci la bontà oltre che la bellezza.
E poi ti svegli dopo una notte di pioggia che hai sentito battere sui vetri della finestra rigorosamente aperta e che speri porti un po’ di fresco perché anche oltralpe il caldo non perdona.
E poi ti svegli assaporando il silenzio di tutta la famiglia che dorme e riguardi le foto del giorno prima, delle viuzze colorate, delle botti di vino abbandonate per le strade in cerca di un padrone, delle piccole fontane nelle piazze e ti dimentichi la fatica, il caldo umido, i pianti dei bambini. Gli orari in vacanza sono lenti e a fine giornata ad essere stanche sono solo le gambe e le braccia, io e Matteo ci siamo divisi a turno i bambini lagnosi e curiosi, la mia testa ha viaggiato serena e gli occhi hanno fatto incetta di ogni particolare sperando che con il tempo diventi un ricordo.
E poi succede che ti svegli dal torpore e vedi non solo il paesaggio, ma anche chi hai accanto, vedi la tua famiglia e vedi di nuovo il tuo compagno, il suo gomito appoggiato mentre guida, la schiena dritta e rilassata, la sua dote di cambiare idioma a piacimento e di orientarsi ovunque e comunque.
Questo succede quando si sceglie una strada, anche se lunga, sfidando un po’ le paure e la stanchezza, succede che si viaggia, succede che si insegna a viaggiare, ad assaggiare, a incontrare, ma succede anche che ci si stupisce nel vedere meglio chi abbiamo più vicino.
La strada in questa vacanza ci ha portato fino ad un ex convento di una cittadina alsaziana, a conversare in francese con la vicina che la sera chiude le persiane e con il proprietario tedesco che al posto delle mani ha due birre e che va avanti e indietro per questo giardino che sembra uscito da un cartolina “dimmi che sei in Francia senza dirmi che sei in Francia “.


La strada o forse il San Gottardo ci ha fatto attraversare in diagonale la Svizzera, spostandoci dalla nostra comfort zone di qualche centinaio di km e permettendoci anche qualche incursione nella nostra Foresta Nera e nella Pax Tedesca.
Era un anno che progettavo questo viaggio, un anno che sognavo Colmar e Friburgo, un anno che aspettavo di riempire la valigia e, nonostante il solito tentativo Leonino di ammalarsi, alla fine siamo riusciti nel nostro mini tour del Triplex Confinium – 🇨🇭 🇫🇷 🇩🇪 – ad apprezzare la bellezza effortless francese, la precisione svizzera senza eguali e la naturalezza tedesca che ti fa sentire sempre a casa.
La strada, la route de vin ci ha mostrato paesini da favola come Riquewhir e Rebeauville, paesini letteralmente costruiti intorno al formaggio e al vino, ci ha condotto diritti diritti dentro tutte le boulangerie a fare incetta di carboidrati, ci ha fatto attraversare su una 🚣 il Reno facendo attenzione a non investire tutte le persone che a Basilea si lasciano dolcemente trasportare dalla corrente aggrappati alle loro borse gonfiabili. La strada ci ha poi fedelmente riportato a casa, ad essere NOI casa, imparando dalle cicogne che si accovacciano sui quei tetti per costruire la loro famiglia, anche io voglio cercare e creare il mio nido e non solo in vacanza, ma tutti i giorni, facendo tesoro di quelle sagome riflesse che vedevo nello specchietto retrovisore e che erano davvero speciali.

Der schlimmste Weg, den man wählen kann, ist der, keinen zu wählen.
Friedrich II., der Große (1712 – 1786), preußischer König