Ho provato un nuovo e piacevole brivido a ritrovare, strada facendo, abitudini vecchie che pensavo oramai di aver chiuso in quel famoso cassetto della memoria. Fino a che regge, la memoria.
Cose nuove, cose vecchie.
Strada facendo, senza gli stivali di pelle e senza il fiato dei miei 20 anni, sono tornata ad una delle mie feste medievali preferite per festeggiare il 40° compleanno della mia sister in love.
Le viuzze piene di ragazzi con i vestiti medievali, il paesino trasportato in un’altra epoca, l’odore del vino speziato e il suono dei tamburi che dava il giusto ritmo, per un attimo mi è sembrato ieri – e non più 13 anni fa – che ridevo in quei vicoli.
Con una gonna floreale, il rossetto rosso e le pianelle mi sono fatta largo nella folla con la confidenza di chi conosce e sa dove andare, mi sono sentita di nuovo me, dopo una serata a ridere e scherzare in quei pochi passi insieme alle amiche.

Cose nuove ed inaspettate che una volta erano vecchie e conosciute. Cose che una volta davo per scontate e che oggi invece mi rendo conto che non lo sono affatto.
Strada facendo, con una borsa di tela e i miei libri a farmi compagnia, sono salita su un treno, un tardo pomeriggio di un giorno infrasettimanale per partecipare alla riunione di una delle testate giornalistiche con cui collaboro saltuariamente. A parlare di cosa scrivere e di come farlo. Un lusso.
Ho fatto il biglietto andata e ritorno in biglietteria, sapendo che sarei tornata dopo cena, sapendo che stavo facendo qualcosa solo per la me per la quale non trovo mai il tempo.
Strada facendo, mi sono ricordata di quanti treni prendevo settimanalmente, di come riconoscevo i rumori, i paesaggi, le persone. Strada facendo ho ripreso confidenza con il tempo trascorso a leggere su un sedile mentre le città scorrono a lato. In un vocale inviato una mia amica ha riconosciuto quel suono inconfondibile della stazione.
Ma sei in treno Ceci?
vocale delle 21.10
Un punto interrogativo che dice tutto. Quel treno è stato compagno di avventure in tutti gli anni dell’università e anche dopo.
Un luogo portatore di cose vecchie e dense di significato, rumore inconfondibile non solo per me.
Strada facendo sono tornata in uno dei miei posti del cuore, luogo di tanti ricordi con il mio compagno, questa volta insieme ai miei figli.
Strada facendo e diverse canzoni dopo ho intravisto quel mare diverso e ho riconosciuto quelle vie del centro, vive e vissute, piene di bambini che correvano . Con loro anche i miei figli, e io strada facendo, ero diventata una mamma che con il trench e le scarpette raccoglie pupazzi da terra.
Strada facendo, cose vecchie sono tornate ad essere nuove e quelle nuove sono diventate vecchie.
Giuro che non è uno scioglilingua e giuro che non sto sfidando l’intelligenza artificiale formulando frasi a caso. Ma quanto è bello invertire le cose vecchie con quelle nuove e con loro anche noi stessi.