Born to be Pink

Mi ero ripromessa di non diventare una di quelle donne che parla solo di lavatrici, pannolini e pappine. Il triangolo delle Bermude delle over 25.

Mi ero ripromessa che con l’avanzare inesorabile dell’età e l’aumentare degli impegni e delle responsabilità non sarei cambiata, mi sarei sempre concessa i miei voli pindalici e avrei costruito fantastici castelli in aria dove una versione più alta e meno stanca di me sarebbe diventata una stimata redattrice di D-Repubblica, musa di qualche stilista con un milione di vestiti e scarpe gratis nell’armadio.

Nonostante una momentanea ossessione per i giochi di legno e lo shopping infantile sono riuscita a mantenere un pacchetto di argomenti di conversazione ampio e a non perdere, oltre alle chiavi di casa che poi ritrovo sempre, la leggerezza!!!

La leggerezza del vivere andando sempre avanti e guardando il mondo con i soliti fottuti occhiali rosa shocking dei miei 16 anni, la leggerezza che ti salva dall’ennesima delusione personale, dall’aspettativa tradita di un contratto più stabile, dalla consapevolezza che impegno, passione e fedeltà oggi non hanno significato alcuno.

La pesantezza dell’essere stanotte non mi ha fatto dormire, la leggerezza del mio vivere stamani mattina mi farà uscire a cercare un paio d’occhiali nuovi per continuare a osservare il mondo senza esserne risucchiata.

Certo non avrò più ai piedi i miei sabot glitter targati 2001, non trovo da tempo più brillantini la mattina nel cuscino, ma ho mantenuto la mia promessa.

Sono cresciuta, ma non sono cambiata, cammino guardando sempre in avanti con qualche occhiata alle vetrine a lato, ai negozi di giochi montessoriani.

Medioman

Le migliori menti del mondo si sono scervellate invano su cosa realmente si nasconda nei più reconditi meandri del cervello femminile, un interminabile insieme di connessioni e di pensieri multipli difficilmente codificabili e etichettabili.

C’è voluto molto meno tempo e un semplice clic per capire invece cosa si nasconde dentro la testa del mio compagno. Non ho nemmeno dovuto fare lo sforzo di cercarlo, me l’ha suggerito direttamente Google con la sua cronologia.

Competitio sine qua non

ore 13.05 25 dicembre

Influenzata per il secondo anno di fila valuto con un occhio più cinico del solito questi giorni festivi.

Un tripudio di: pranzi opulenti, vestiti kitsch con renne che fanno capolino da ogni maglione, attacchi d’ansia da regalo sbagliato e il senso di colpa generato dal aver regalato un fastidioso doppione e non avere più lo scontrino per cambiarlo. Supermercati svaligiati e avanzi di cibo che nel migliore dei casi ci accompagneranno fino alla Befana sotto forma di rivisitazioni e surgelamenti vari.

Le agognate ferie si trasformano in un vero e proprio tour de force, dove passiamo la maggior parte del tempo non con chi vorremmo veramente, ma con chi dobbiamo convenzionalmente e spesso oltre ai regali ci arriva anche una consegna “virale” speciale. Stipati “vicini vicini”come sardine in piccole tavole affollate.

Ma queste reunions regalano anche inaspettati momenti esilaranti: visi amabilmente storditi e arrossiti dal vino, sfide all’ultimo bollore per il brodo più buono, più tradizionale. Dove poi ogni cuoca ha la sua idea ben precisa di tradizionale, solitamente tramandata da 3/4 generazioni e custodita in luoghi sicuri e asciutti.

Cani tirati a lucido come i padroni, capelli freschi di tintura e piega pronti a raccogliere tutti gli odori di cucina presenti nel raggio di 2 km, la sfilata di pellicce sintetiche e non anche con 10 gradi e il sole tiepido, quintali di profumo, e colonie varie che aleggiano nell’aria e che rimangono addosso a tutti i presenti come monito per i giorni futuri. Sorrisi agghindati da rossetti luccicanti che stampano baci indelebili e occhi furtivi nel captare il proprio regalo nel mucchio di pacchetti sotto l’albero di turno.

L’occhio furtivo appena citato è ovviamente il mio. Miope cronica divento un falco quando si tratta di scovare il mio nome nei bigliettini. Durante la visita oculistica annuale non vedo nemmeno la tavola con le lettere, ma il 25 dicembre come per magia riesco a scansionare ogni bigliettino d’auguri nel raggio di 10 metri, per la vista infrarossi ancora mi devo attrezzare.

Oltre ai disturbi influenzali nuove rivalità e nuove frontiere della competizione culinaria hanno allietato i miei giorni festivi.
Se il buongiorno si vede dal mattino l’antipasto è la portata rivelatrice del Pranzo di Natale. In una tavola imbandita degna di Csaba della Zorza due vassoi di crostini di fegatini fanno la loro comparsa. Le due cuoche entrambe a capotavola attendono il giudizio dei presenti che con le mani in tensione sul proprio tovagliolo aspettano il via per l’assaggio, un giro veloce di sguardi alla Sergio Leone e poi i doverosi complimenti alla padrona di casa che vince a tavolino la sfida per la salvezza del pranzo natalizio.

Buon fine contagio, al prossimo Natale

Genetliaci

scout

Da un anno al mio status anagrafico di eterna nubile si è aggiunto quello di genitrice con tutte le gioie e le fatiche che questo ruolo comporta. Dubbi amletici, istinti primordiali, crisi di astinenza da sonno e l’addio definitivo alla lettura. Oramai riesco solo a leggere le recensioni dei libri che voglio leggere, per non parlare di D Repubblica che continuo a comprare solo per sostegno alla causa, ma di cui riesco a leggere solo i titoli in copertina.

Questo lungo e impegnativo anno è volato via leggero…due ossimori nella stessa frase fanno capire il mio stato confusionale.
Non faccio analisi e bilanci da mamma, ma solo un biglietto d’auguri letterario firmato Harper Lee.

Il buio oltre la siepe, vero titolo To Kill a Mockingbird della scrittrice americana Harper Lee è indubbiamente uno dei miei libri preferiti, una favola moderna che ti insegna l’importanza degli ideali, della libertà di pensiero e di espressione.

Il mondo della piccola protagonista Jean Louise in arte Scout e’ un mondo di continue scoperte e di tinte forti, bianche e nere, è il mondo di una bambina che si affaccia nella comunità degli adulti accompagnata mano nella mano da un padre, l’avvocato Atticus Finch, che è il suo esempio d’integrità e giustizia.

Il mondo in cui Scout cresce non è un mondo giusto, ma lei sa cosa è la giustizia, sa cosa sia il bene e il male, sa in cosa credere e per cosa lottare.

Scout è una bambina libera e coraggiosa, ottimista e spavalda, non teme di dire quello che pensa e di difendere quello in cui crede, non si vergogna di amare e di sognare.

IMG-20171229-WA0015

Oggi è il primo compleanno della mia bambina, le ho risparmiato anni di psicanalisi chiamandola come la protagonista di questo libro, ma le auguro di poter essere una piccola grande donna come lei, un personaggio di una storia fantastica, la protagonista di un romanzo pieno di passione e ideali, la sua esistenza.
Sia che combatta mulini a vento, che si vesta da prosciutto per Carnevale le auguro di saper combattere per le cause che vorrà, anche quelle perse in partenza come quella difesa da Atticus nella razzista Maycomb degli anni ’50.

Buon compleanno E.S.

Nerd viaggiatore

portogalloOggi farò il Piero Angela della situazione. Vi parlerò di una particolarissima tipologia di essere umano, difficilissima da incontrare e ancora di più da riconoscere. Ne sono rimasti pochissimi esemplari al giorno d’oggi ed è sempre più difficile incontrarne uno e soprattutto avvicinarlo…
Curati nell’abbigliamento e nella scelta degli accessori si aggirano guardinghi per i centri storici delle principali città europee, parlano fluentemente la lingua del posto e rTodiano profondamente i negozi di souvenir tradizionali.

Sono i nerd viaggiatori, appassionati dei borghi medievali con il naso nascosto dentro la guida del Touring d’ordinanza con conseguente pericolo per gli altri passanti. Spesso sono uomini, disdegnano le nuove tecnologie e non entrano in contatto con la popolazione locale a meno che non sia un ristoratore di un presidio slow food o la guida di un museo, ricercatissimi da questa particolare specie umana gli info point cultura.

Il nerd viaggiatore sa già prima di partire quello che vedrà, quali affreschi e quali monumenti visitare, gli orari dei musei e delle Chiese tutto scritto sulle loro amatissime guide verdi, rosse e bianche.

Il nerd viaggiatore quando viaggia non parla, ma commenta, non cammina, ma esplora, non guarda, memorizza.

Ho la fortuna di conoscere personalmente un esponente di spicco di questa categoria. Un polo addicted, un collezionatore folle della Touring. Il mio amatissimo fidanzato.
C’ è chi tira fuori conigli dai cappelli lui sfodera guide Touring vecchie e nuove.matteo nerd

Abbiamo visitato Praga con una guida post caduta Urss, datata 1994 e aggiornata con inserti, abbiamo una guida della Germania per ogni zona, l’Italia divisa per regioni. Noi non viaggiavamo ,noi ci muoviamo a seconda della guida che abbiamo.

Oramai mi sono abituata.
Lui ama scoprire nuove Chiese e visitare musei, io amo scoprire nuove culture e fare shopping in tutte le Zara del mondo, nel viaggio ci siamo trovati.

Aiuta anche tu un nerd viaggiatore a trovare la sua nuova destinazione.

Satori

Mentre ieri al lavoro staccavo ritmicamente lo scotch con i denti ho avuto improvvisamente un satori… due mesi che non scrivo…un tempo per me enorme.

Non ci si dimentica mai di mangiare perché bisognerebbe dimenticarci di fare le altre cose che amiamo fare e che ci tengono vivi?

Oramai è cosa risaputa: non faccio sport, odio l’estetista e ho paura del parrucchiere, i miei hobby sono pochi. Lo shopping, il cinema e la lettura. Il primo oramai diventato totalmente monotematico under18, gli altri due sono in pausa di riflessione, causa piccola bambina che mi cambia canale con il ditino o che mi strappa pagine di libri. Nemmeno D la Repubblica riesco a leggere se non nascosta in qualche angolo di casa a lei sconosciuto.

Poi c’è la scrittura. Che per me non è un hobby, è la mia declinazione. Uno se non mangia per 10 gg muore, io se non scrivo le schiocchezze che mi passano per la mente finisco per spegnermi lentamente.

Certo ho la fortuna di avere uno pseudolavoro in cui posso esercitare quotidianamente le mie dita su un foglio bianco, ma la libertà di fare ciò che sto facendo ora non ha prezzo.

Siamo affannati così tanto da riuscire ad arrivare a fine settimana, a sopravvivere a giornate che non sembrano finire mai che il tempo per Sé non rimane più. Piccoli frammenti notturni in cui scegli se dormire, pulire la cucina o farti la doccia.

Stanotte ho deciso di scrivere. Avevo 22 articoli mozzi iniziati mai finiti, sospesi, in attesa che da bozze qualcuno li trasformi in pubblicati o almeno programmati per una data futura.

Due di loro dopo stanotte vedranno la luce e così io avrò ancora una proroga dallo spegnermi

5 cuori e un ettaro

Questa notte ho fatto un sogno decisamente illuminante per non dire anacronistico, complice probabilmente la puntata registrata e vista in differita del Contadino Cerca Moglie, mio nuovo must televisivo in attesa che qualche serie decente torni a riempire quella lunga ora, dalle 21 alle 22,  in cui riesco a tenere occhi aperti.

1915469_1262350246843_7622458_n

Ero vestita in perfetto stile country  dalla testa ai piedi neanche fosse una rievocazione di La casa nella prateria e scorrazzavo felice sui campi seduta comodamente sul mio trattore. A parte l’ilarità e il paradosso della visione di me che guido  un trattore quando a malapena so guidare una Panda questo sogno mi ha effettivamente fatto riflettere se oltre all’eccessiva esposizione televisiva ci fosse dell’altro. Un bisogno di tornare alle origini, la ricerca di un locus amoenus dove iniziare una nuova vita lontana dal traffico e dalla lotta al parcheggio. 

In tempi non sospetti –  http://www.valdichianaoggi.it/blogs/oggi-mordo/meglio-andare-a-zappare-la-terra –  inneggiavo al ritorno ai campi come alternativa alla crisi economica e al caos cittadino, mi immaginavo  una casa, quattro mura esterne e un tetto, magari un camino, un piccolo portico con un vecchio dondolo arrugginito da cui poter indicare ai miei eredi l’alba. Un luogo utopico dove per mostrare una gallina non devo googlare animali da cortile nello smartphone o spiegare alle nuove generazioni che la pasta non cresce negli alberi a forma di fusillo. Per fortuna il mio sogno sarà presto realizzabile, mi mancano semplicemente due figli a carico e il gioco è fatto.

La versione moderna di 2 cuori e una capanna?

Opzione 1: tre cuori – babbo mamma e figlio – in un monolocale. Così si abbattono i costi di riscaldamento, vicini vicini.

Opzione 2: in Otto sotto un tetto versione Made in Italy. Babbo, mamma, nonno, nonna, due figli, zio zitello e il cane.

Opzione 3: la soluzione italiana al calo delle natalità e alla disoccupazione. Mamma, babbo e tre figli in un ettaro coltivabile di terreno. La casa è un optional.

Meglio non sognare la notte. Invece di portare consiglio, crea scompiglio… Anche se quegli stivali texani che indossavo  non erano affatto male

io e mucca

Tuesday is the new friday

img-20180916-wa0017393333682.jpg

Dopo Orange is the new black nella mia vita è arrivata la serie tv molto realistica Tuesday is the new Friday.

Protagoniste della nuova serie alcune trentenni che tentano di incontrarsi e di non rinunciare alla propria vita sociale nonostante figli a carico, nel senso più completo del termine, compagni lagnosi a casa, lavori con orari alienanti e chat di gruppo che non fanno altro che evidenziare il risultato fallimentare dell’operazione salva vita sociale.

Siamo donne e spesso ne vogliamo fare e ne facciamo troppe.

Ma con uno sforzo titanico sono due settimane che riesco a uscire dopo le 19.30, accompagnata dalla mia mini me al seguito che preferirebbe stare a casa e completamente indifferente del desiderio della madre di fare due chiacchiere non virtuali.

E così, ridendo e scherzando, il venerdì sera si è trasformato nel martedì, nel lunedi o nel mercoledì, dove complice una buona dose di caffeina riesco a rimanere fuori fino alle 22. Un successone!

Oltre al fatto che alle 19.30 siamo io e le galline del campo davanti a cenare fuori, l’uscita serale diventa fonte d’ilarità inaspettate.

Bambine che urlano in contemporanea e organizzano a nostra insaputa un concerto per gli spettatori circostanti, vestiti perennemente sporchi dalla pappa e dal tentativo di mangiare, tagliare, inforchettare, bere con una mano sola, neanche gli equilibristi al circo, bisogni corporali espletati nel momento in cui la pizza arriva al tavolo e pezzi di pizza gentilmente spalmati in testa mentre nel tentativo di raccogliere un gioco le dolcissime mini noi afferrano con forza titanica le radici dei capelli neanche fossero liane con conseguente rischio di ospedalizzazione quando il piatto tondo e caldo della pizza si trova perpendicolare alle nostre teste ancora bloccate dalle mini manine.

Se questo non è un martedì da leoni non lo so. Il film in alcuni punti mi sembra più tranquillo.

Poi arriva la calma, sempre dopo la tempesta, e come ha fatto notare la mia amica ingegnere il momento di piscere estremo…in cui sei te e la tua Coca Cola zero e il resto scompare per un attimo.

Niente a che vedere insomma con gli orari universitari e i giorni della settimana che erano tutti venerdì

Non dire…33

In tutta la mia carriera scolastica non ho mai sofferto della sindrome da foglio bianco e invece della “scena muta” durante un esame a cui non ero preparata stordivo l’interlocutore con iperboli e supercazzole. Mi hanno dotato della parola ed è una facoltà che dai 9 mesi di vita mi piace sfruttare a pieno.

Stamani mattina però, complice anche l’orario e la mancanza di caffè ho faticato a trovare le parole. Capita anche a me, di rado, ma mi capita di non avere capacità di espressione, verbale e scritta.

Cercavo qualche frase ispirante per accettare la doppia cifra stampata a carattere grassetto nel titolo di questo post, avevo bisogno di poesia, oltre che di un caffè, prima che facebook mi facesse gli auguri di compleanno con qualche palloncino colorato in bacheca.

Dopo i 25 anni al giorno del mio compleanno si accompagna un sentimento ambivalente legato al rapporto direttamente proporzionale tra le candeline sulla torta e i miei capelli bianchi in testa. Un misto di incredulità e accettazione passiva del tempo che passa così veloce.

Certo la reazione di sorpresa di una 18enne che giorni fa mi aveva scambiato per un’universitaria, confidandomi nell’orecchio che il giorno prima aveva incontrato Justin Timberlake per le vie di Siena, mi ha un po’ rincuorato, ma poi la gastrite seguita al pranzo consumato in un posticino “ggiovane” e economico mi ha fatto rimpiangere di non essergli sembrata una 40enne.

Per evitare di dare da sola un senso a questo giorno ho googlato “aforismi sul compleanno”. Fermamente convinta di trovare frasi, aforismi, citazioni di poeti, scrittori, filosofi con cui iniziare bene questa giornata. Un click veloce e si apre una lista di aforismi, frasi, citazioni di… perfetti sconosciuti con l’unico merito di aver messo un # su Twitter.

In anni e anni di ricerche online non avevo mai visto citare Twitter come fonte e leggere insieme a Oscar Wilde e Woody Allen aforismi firmati da diavolina2000″ e via dicendo.

Mi è subito venuta una voglia matta di Baci Perugina e di “anonimo” scritto sotto un messaggio romantico.

Quindi senza una frase ispirante a darmi coraggio, affronto questo primo giorno da 33enne senza fare bilanci, ma fluttuando ancora tra giovinezza e maturità con una sola grande consapevolezza: di non scambiare mai Oscar Wilde per un utente qualsiasi di Twitter

Buffet scontato

L’abitudine è forse il peggiore dei miei vizi da quando 6 anni orsono ho smesso di fumare. Difficilmente riesco, infatti, a staccarmi dalle mie abitudini, oramai decennali!

Lo stesso taglio di capelli dal 1999, il barattolo di Nutella che attende nello scaffale il raid notturno, la serata pizza il venerdì sera, la polvere la mattina che mi da il buongiorno, Zara aperta in pausa pranzo, il mio cane Stella sempre pronto a mordermi.

Sono tantissime le cose, i gesti, le persone a cui sono abituata e che puntualmente do per scontate, sicura di trovarle sempre a rispettare la loro promessa di “esserci sempre e comunque”. Polvere compresa.

Subdola come tutti i vizi anche l’abitudine nuoce. La Nutella può finire, il venerdì sera la pizza fuori è diventata un nostalgico ricordo e le serie tv notturne hanno lasciato il passo alle ninna nanne che comunque sono accuratamente scelte dal miglior repertorio rock anni 80. Persino la povere con il mio nuovo aspiratore cordless si è estinta.

Golosa dentro, abitudinaria fino al midollo davanti al buffet degli aperitivi, abbasso sempre la guardia e mi getto sui piattini di plastica come un branco di squali sul pescato per paura che mi soffino da sotto il naso l’ultima pizzetta – homo pizzettae lupus – ma giovedì scorso tornando al tavolo con la torre di Pisa al posto del piatto ho scoperto quanto può essere nociva l’abitudine. Nonostante la miopia vedo stampato sul mio amato, seduto pigramente al tavolino, un sorriso languido e imbarazzato tipico degli uomini che si scoprono improvvisamente piacenti solo perché una donna li ha salutati.

La prima abitudine da dismettere? Il piattino riempito per gli uomini che si vergognano a fare la fila al buffet e a mangiare in pubblico neanche fossero Dame dell’800.

Ma una volta non erano loro a procacciare il cibo per le compagne?