Nate per essere principesse. Finite a fare le ombrelline

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Qualche giorno fa ho letto e condiviso un interessante articolo di Selvaggia Lucarelli sulle “ombrelline”, le donne reggi-ombrello della Formula 1, sogno erotico di molti uomini per decenni e personificazione del servilismo femminile.

http://www.rollingstone.it/sport/news-sport/quanto-ho-odiato-le-ombrelline/2018-02-01/

“Belle belle in modo assurdo” – le definirebbe Derek Zoolander – completamente mute e in piedi per ore a reggere un ombrello con 40 gradi all’ombra o diluvi universali in atto. Figure che presto rimarranno impresse solo nell’immaginario maschile. Il nuovo cambio di proprietà della Formula 1 ha infatti decretato la loro fine, la loro presenza è stata definita in contrasto con i valori e i costumi della società moderna. Alla buon ora!

Non ho mai fatto mistero delle mie opinioni sul ruolo della donna nella società e il mio disappunto sul fatto che nonostante decenni di lotte e proteste, il mondo in cui viviamo non è ancora un paese per donne. Il 6 febbraio del 1918 le suffragette inglesi ottennero il diritto di voto per le donne nel Regno Unito, 100 anni dopo questa grande vittoria l’uguaglianza sostanziale tra i generi continua ad essere un miraggio persino nei paesi occidentali dove la discriminazione è ancora una realtà tangibile e quotidiana per molte donne.

Senza entrare nel mare magnum della condizione femminile, da cui non uscirei più e in cui è facile cadere in facili banalità, quello che più mi stupisce è il contrasto con cui le bambine, le future donne vengono cresciute, i messaggi subliminali che vengono inculcati già alle neonate da padri, nonni e dalla società in generale. Nessuno dei quali annovera ombrelli da tenere in mano o altri simboli che reiterano l’immagine di una donna-oggetto.

Veniamo cresciute convinte di essere principesse, future regine, belle e sempre in attesa di un cavallo bianco all’orizzonte, servite e riverite, circondate da elogi e inchini, i nostri sogni parlano di castelli e vestiti sfarzosi, le nostre favole ci prospettano una vita piena e soddisfacente, una realtà fatta di feste, balli e dove il Principe Azzurro accorre al nostro minimo cenno nel rispetto del “vissero sempre felici e contenti”. In realta citando la mia amica ingegnere meccanico siamo molto piu brave e veloci se lo “guidiamo” noi il cavallo.

Neo-mamma di una bambina da un mese sono stata immediatamente sommersa da qualsiasi ammenicolo utile o meno per neonati, incluso un numero indecifrabile di ciucci neanche dovessi far addormentare un intero asilo. Allo stupore iniziale per la varietà di ciucci in circolazione si è aggiunta quello dovuto alla constatazione che in quelli per bambina si alternano corone, carrozze e altri simboli regali. Non che mi aspettassi di vedere uno scalpello, ma un minimo più di originalità e creatività, in alternativa alla mera favola di Cenerentola si!

Cosa accade quindi a noi piccole principesse cresciute a ciucci incoronati e inchini? Quando e come esattamente perdiamo dalle mani lo scettro del potere condiviso con il re per reggere da sole l’ombrello, per giunta con il sole?

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Autore: CostolaDiAdamo

Giornalista e Blogger sempre in lotta con il tempo, con il mondo del lavoro e con i guai autocreati e non. In attesa che facciano una Fiction sulla mia vita condivido con il mondo le mie riflessioni e un po' dei cavoli miei. Se non mi trovate sui Social scrivete a ceciliafalchi85@gmail.com

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