Da ex Disco girl, frequentatatrice assidua e instancabile di discoteche per oltre un decennio, ho sempre interpretato l’espressione Febbre del sabato sera come una descrizione esaustiva della frenesia che ti coglie in concomitanza con l’inizio della serata libera per eccellenza. Frenesia accompagnata dalle acconciature e dalla colonna sonora di American Hustle ovviamente.
Sbagliavo.
A mio discapito, ho scoperto che il termine febbre del sabato sera/ venerdì sera è stato probabilmente coniato in un momento di reale sconforto da una mamma ex discotecara, trovatasi improvvisamente a fare conti con un altro tipo di febbre notturna. Quella virale.
Non so per quale legge della fisica i bambini si ammalino esattamente nello stesso preciso istante in cui, finito di lavorare, inizi a fare dei modesti programmi sul tuo fine settimana.
Allo scoccare dell’ora dell’aperitivo del venerdì, quando in procinto di tuffarmi nel divano con il dito già pronto sul telecomando per impostare la maratona di Bing e godermi finalmente una mezzora di sano relax, prima che il breadwinner locale rientri, come il più puntuale degli avvisi di pagamento, la temperatura nella fronte della mia prole sale esponenzialmente.
Per la terza settimana di seguito.
In questi momenti un solo interrogativo mi passa nella mente, oltre ai bigodini di Bradley Cooper in American Hustle, Santa Tachipirina dove sei? Vieni a me!!!
Ho guardato troppe puntate di Sailor Moon da piccola. Decisamente fuorvianti.
Ma la Tachipirina, ingrata e crudele, dimenticata durante la settimana di perfetta salute, non ha intenzione di venirmi in soccorso e così con un ultimo scatto felino, memore di vecchie glorie, abbandono il divano e mi alzo.
Il ferro arricciacapelli, mio storico amico dal 2007 giace abbandonato nell’armadietto del bagno e io sono veramente pronta a godermi la vera febbre del weekend, quella che mi fa sudare davvero.