Il 2020 è stato sicuramente un anno rivelatore sotto più aspetti, ci ha mostrato le nostre debolezze, ha evidenziato le nostre più profonde paure, ha scosso le nostre certezze e ci ha fatto invidiare la nostra routine pre-covid, routine di cui prima ci lamentavamo ripetutamente.
Le mie speranze future si erano già schiantate contro il muro della realtà dopo la 🎓 triennale, conscia della totale forza cieca e devastatrice della crisi economica targata 2008. Le speranze da allora erano diventate aspettative realistiche e limitate al solo quotidiano, alla fine di ogni contratto a tempo determinato, insomma.
Ma nata sotto il segno della vergine e da una madre con una natura fastidiosamente ottimista, ho mantenuto in tutti questi anni la falsa convinzione che comunque avevo tutto sotto controllo.
La casa, il lavoro precario, la peste di 3 anni, la penna sempre in mano, le scarpe nell’armadio. Il compagno illuminato. Scorbutico, ma illuminato, pessimista all’inverosimile, ma dotato di una razionalità con la quale solo Cartesio avrebbe potuto competere. Insomma tutto comunque sotto controllo.
Poi è arrivato l’anno orribile e per tutti è cambiato tutto. Anche per l’uomo illuminato. Un vortice ha spazzato via gli equilibri già poco equilibrati di noi coppia 💑 sui generis.
La filosofia del superuomo lo ha contagiato, investito di un nuovo ruolo nella vita familiare: il padre smart working. Ha deposto i panni del compagno pendolare “cavatela da sola fino alle 20” e si è trasformato nell’uomo “faccio tutto io in questa casa”.
Un superman con mantello stirato dalla madre a caccia di polvere, parzialmente disponibile a fare da supporto nelle incombenze quotidiane di gestione di figlia a carico, ma costantemente preoccupato di far notare il suo contributo fondamentale.
Il protagonista del film cult “l’uomo che faceva tutto lui” sequel meno fortunato di “stasera torno tardi amore”.
Mai amato i sequel