Non amo molto la poesia, faccio solo qualche eccezione per Ungaretti e Pascoli. La poesia per me è come mangiare il pollo arrosto con le posate, un artificio molto elegante, ma che dopo cinque minuti mi stanca.
Sono una persona da prosa, da lunghe frasi e da narrazione.
Non amo i suoni onomatopeici, le figure retoriche, le regole metriche, la divisione in strofe, i versi classificati per sillabe, la parafrasi. Ellisse, iperbole, sinalefe, allitterazione, sineddoche, dialefe, i miei peggiori incubi adolescenziali, al solo udire la parola esametro giambico mi viene l’orticaria.
La vera poesia, immensa nella sua grandezza l’ho ascoltata e assaporata poco più che ventenne.
Ciaccia coi ciccioli.
Ciaccia coi ciccioli.
Ciaccia coi ciccioli
Ciaccia coi ciccioli.
Ciaccia coi ciccioli
La mamma longobarda mi aveva tenuto lontana dalle tradizione toscane fino che ha potuto. Ma così, all’improvviso come spesso accadono le cose più belle, una Pasquetta di qualche anno fa mi sono contemporaneamente ricreduta sulla poesia e sulle tradizioni toscane.
Esiste poesia più bella e buona di questa? Allitterazione compresa