C’è un tema ricorrente, un terreno condiviso, una barca in comune che contraddistingue tutti NOI diversamente occupati: la gestione del proprio tempo libero che, facendo un breve calcolo e escludendo cibo sonno e faccende quotidiane, ammonta a circa 8 ore al giorno. Un full time a tutti gli effetti.
Tempo che ogni membro di questa categoria fortunata occupa a visionare annunci online, inviare cv, fare colloqui e, solo i più impavidi, a rivolgersi al Centro per l’Impiego della propria città. Pratica diversamente utile sostituita con un uso più fruttuoso del tempo: dare da mangiare ai piccioni
Ogni tanto, oltre alle mie occupazioni pomeridiane che prevedono lezioni di latino e intricati problemi di geometria da risolvere, mi dedico al mio hobby preferito. Una fonte d’ispirazione senza eguali, il momento in cui tutte le mie endorfine vengono sollecitate e la mente galoppa verso pascoli più verdi: il colloquio di lavoro.
Tutti oramai conoscono la mia comprovata esperienza in materia, esercitata in lunghi anni di apprendistato e di consecutiva specializzazione che tanta ilarità crea tra i miei conoscenti – vedi il post “Se io fossi… un sofà” del 19 aprile – e il mio talento nel destreggiarmi in situazione assurde stupisce certe volte anche me. Io lo chiamo talento, altri lo chiamano sfiga!
Questa volta la mia serotonina è stata messa a dura prova da un estenuante colloquio per un posto di front office. Un’ora d’intensa conversazione in cui dopo aver snocciolato titoli e esperienze mi sono sentita commentare che non erano del tutto adeguati – il chimico nucleare della Nasa era probabilmente la loro prima scelta. Insomma oramai alla fine – della saliva – demoralizzata e con i valori di cioccolato ai minimi storici mi apprestavo mestamente a inforcare la via del ritorno quando con un effetto sorpresa degno di una sceneggiatura comica sono rientrata in lizza, rispondendo a un’ultima,ma decisiva domanda.
Il valutatore si era dimenticato di chiedermi la cosa fondamentale, il requisito imprescindibile, la competenza massima per quel posto…
Il mio segno zodiacale!
Che sciocca! Ma come ho potuto dimenticare durante un colloquio di lavoro di dire il mio segno zodiacale.
<< Salve, mi presento sono una vergine ascendente pesci, il mio pianeta di riferimento è Mercurio e che sono un segno di Terra con forti tendenze maniacali per l’ ordine e il controllo, ma l’estro e la creatività del mio ascendente di acqua stempera questo mio rigore assoluto >>. Della serie “caratteristiche particolari: vergine”
P.S:La prossima volta che qualcuno per spronarmi a continuare a cercare lavoro usa la parola resilienza – parola per la quale il mio nome è stato candidato come sinonimo dai massimi esponenti in merito – gli faccio lo scalpo e lo appendo all’uscio di casa. In senso figurato, ovviamente.