Paura di volare o di cadere

volare

 

Alzi la mano chi non ha paura di qualcosa o di qualcuno. Non affannatevi a nasconderle, non ci crede nessuno! Io fifona come sono le alzo tutte e due e anche un paio prestate, se qualcuno fosse tanto gentile da concedermele.

Avere almeno una fobia è come avere almeno un vizio: necessario e salutare. 

Diffido molto di chi non ha mai paura -nemmeno dei ragni o dei temporali -perché la paura è consapevolezza dei nostri limiti, senza i quali si sfiora il superomismo nietzchiano, innocuo nei libri, ma pericoloso nella realtà.

Inoltre per dare una validità sociologica alla mia affermazione ricordo che dopotutto persino Superman volante e palestrato aveva paura della criptonite. E chi sono io appiedata e pappamolle per esimermi da uguale comportamento?

Il punto non è l’aver paura, ma la reazione che scegliamo di avere alla paura. Incrociare le braccia, dandosi per vinti in partenza o tappandosi gli occhi e saltando dall’altra parte una volta per tutte?

Io sono nata ansiosa, maniaca del controllo e ipocondriaca fino al midollo, terrorizzata dalle vertigini e convinta che una famiglia di squali assassini mi possa attaccare a Marina di Grosseto e che dagli alberi nei boschi i serpenti mi posano trasformare in una Medusa.

Insomma una diagnosi di fobica irrecuperabile.

Quando a 16 tutte le mie amiche sognavano la macchina e già guidavano il motorino con disinvoltura, io sognavo  un autista portatile.
A quei tempi la mia concezione di rischio era salire su uno scalino rialzato in discoteca con una zeppa allacciata alla caviglia.  Pericolosissimo! Non fatelo a casa!

Di salire su un aereo neanche se ne parlava, il traghetto era la mia salvezza, dove poteva andare lui andavo io. E dopo aver visitato per tre volte l’Elba ho capito che dovevo fare qualcosa e sbloccarmi. Mi sono iscritta a scuola guida e dopo essere stata rimandata a teoria e aver fatto qualcosa come 850 ore di pratica sono riuscita a prendere la patente. Evento scontato per il 99% della popolazione, ma non per la sottoscritta. Le mie amiche possono confermare l’assoluta non ovvietà del fatto che riesco tutti i giorni ad uscire di casa, montare sul mio bolide del 1998 e tornare incolume.
Negli anni ho esplorato territori circostanti e ho imparato definitivamente il dare precedenza. Ma non mi ero mai cimentata in un’impresa come quella dello scorso fine settimana, quando per partecipare a un corso di aggiornamento ho preso la macchina e ho guidato 300 km verso l’ignoto – Civitanova Marche.

La paura era sempre lì vigile a tenermi concentrata, ma sono arrivata e anche se non c’era una banda musicale ad accogliermi con uno striscione, mi sono goduta la sensazione del volo in tutto il suo splendore. Volare non è mai facile, si può sempre cadere, rimanere delusi dal risultato ottenuto, ma la soddisfazione di sfidare se stessi e vincere è qualcosa di ineguagliabile.

 

Insomma oramai guidare guido, volare volo, sfido la sorte tutti i giorni accarezzando il mio cane mordace, sono fatta coraggiosa, ma per informazione non vi azzardate mai a chiedermi di montare sulle montagne russe perché punto i piedi e giro i tacchi.
L’ultima volta a 18 anni, la mia compagna di avventure mi trascinò sopra la versione per bambini, con la conseguenza che lei mentre rideva spensierata io producevo lacrimoni degni di un Manga giapponese. Meglio tenermi la paura!chibiusa_piange

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Autore: CostolaDiAdamo

Giornalista e Blogger sempre in lotta con il tempo, con il mondo del lavoro e con i guai autocreati e non. In attesa che facciano una Fiction sulla mia vita condivido con il mondo le mie riflessioni e un po' dei cavoli miei. Se non mi trovate sui Social scrivete a ceciliafalchi85@gmail.com

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