Avete presente quel fastidioso e incessante prurito al braccio che si prova quando c’è qualcosa che ti infastidisce e che non puoi urlare ai 4 venti? Oppure quella sensazione di vuoto nello stomaco che ti sembra fame e allora mangi e rimangi per poi renderti conto che era gastrite da stress e il tuo rimpinzarti la pancia in realtà ha peggiorato la situazione?
Bene, questo è il mio status psicofisico attuale, dopo che ieri pomeriggio sono stata tre ore a spiegare a un’adolescente in periodo di esami l’arco temporale che va dalla Rivoluzione Francese alla Seconda Guerra Mondiale, sbraitando con le braccia come un giocoliere e bevendo due caffè di seguito.
Al motto di “La storia siamo noi” e con la voce di Giovanni Minoli che ripercorreva le tappe nella mia mente ho affrontato rivoluzioni, diritti duramente conquistati, regimi totalitari e guerre mondiali cercando di far capire alla mia uditrice l’importanza che questi eventi storici hanno avuto nella nostra vita e l’influenza diretta su chi siamo oggi.
E mentre sudavo l’unica camicia che avevo addosso, convinta di aver smosso qualcosa nella sua coscienza storico politica con il mio monologo, lei, candida come la neve appena caduta, mi risponde: <<ma chi se ne frega, tanto sono tutti morti>>.
Il tonfo del mio orgoglio finito sotto i piedi probabilmente lo hanno sentito anche i vicini di fronte convinti che fosse il boato inquietante che precede un terremoto e l’espressione sul mio viso era simile a un quadro sconosciuto che ho trovato per caso
A questo punto, tormentata dalle immagini di fantasmi del passato che venivano a cercare vendetta nel mio loft grigio, ho tirato fuori l’arma segreta: “Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo” di Ryszard Kapuscinsky, forse l’ultimo libro che questo reporter e scrittore polacco dal cognome impronunciabile ha scritto prima di morire e… ho iniziato a leggere. Della serie “Quando la storia chiama Kapuscinsky risponde”
Riassumendo: Kapuscinsky spiega, come ha già fatto in molti dei suoi libri, l’importanza quotidiana che ha la storia nel lavoro del giornalista e nella vita di ognuno di noi, per sapere da dove veniamo e chi siamo, per ricordarci che facciamo tutti << parte della famiglia umana e del mondo in generale >>.
Dopo due minuti di lettura ho abbassato l’arma segreta e sono tornata alla Rivoluzione Francese che dopo la mia tiritera moralista aveva acquistato per la mia giovane allieva un fascino improvviso, quello del “studiamola prima che riapra di nuovo questo libro”.
Buona giornata native e nativi digitali, vado al bar a bermi il secondo cappuccino della giornata e a prepararmi per il secondo step “Guerra fredda e decolonizzazione”. Se sono in difficoltà mollo tutto e chiamo Piero Angela.
Impazienze primi pulsi scarabocchiavamo
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Muto scarabocchierai volumi multipli! Li escludete?
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